Aggiornamento del 1 dicembre


Il quadro macro americano resta condizionato

dal vuoto informativo degli ultimi due mesi, ma nel corso dell’ultima settimana il sentiment si è comunque spostato verso un atteggiamento più accomodante da parte della FED. Le recenti dichiarazioni del presidente della FED di New York Williams, tradizionalmente tra le voci più influenti del FOMC, hanno lasciato intendere che l’attuale livello dei tassi sia ancora restrittivo e che un taglio già a dicembre sia plausibile.

In Area Euro il contesto rimane fragile: gli indicatori di fiducia, incluso l’IFO tedesco, continuano a prefigurare un indebolimento dell’economia che però non trova ancora piena conferma nei dati “hard”. Questo rafforza l’idea della BCE che l’attuale impostazione monetaria sia adeguata, come emerso anche dalle minute dell’ultima riunione.

Sul fronte inflazione, i dati nazionali di novembre (Francia, Spagna e Italia) si collocano in prevalenza sotto le attese, suggerendo una possibile sorpresa al ribasso anche per l’indice armonizzato dell’area euro. Tuttavia, tale dinamica non sembra sufficiente a modificare sostanzialmente le aspettative di politica monetaria della BCE.

Il rinnovato ottimismo sulla FED ha alimentato un deciso calo dei rendimenti lungo tutta la curva. Il decennale è sceso verso il 4%, mentre il biennale è tornato in area 3,5%, con una curva 2–10 anni leggermente più piatta. Le probabilità di un taglio a dicembre superano ormai l’80%, sostenendo ulteriormente la domanda di Treasury.

Anche in Europa il clima più costruttivo ha spinto i rendimenti leggermente al ribasso, pur mantenendosi all’interno dei range visti nelle settimane precedenti: il Bund a 2 anni resta intorno al 2% e il decennale vicino al 2,7%.

Il miglioramento del sentiment globale e il contesto di risk-on favoriscono il restringimento degli spread, con OAT-Bund e BTP-Bund su nuovi minimi.

 

Il recente upgrade di Moody’s sull’Italia

a Baa2 ha consolidato il flusso di domanda, confermato dalla forte partecipazione alle aste di medio-lungo termine, incluso il nuovo CCT aprile 2035 e le riaperture dei BTP a 5 e 10 anni.

I mercati azionari statunitensi ed europei hanno recuperato con decisione nell’ultima settimana, compensando le perdite di metà novembre. A Wall Street il clima di risk-on è riemerso grazie, da un lato, alla possibile revisione delle restrizioni sull’export dei chip Nvidia verso la Cina e alla forza mostrata dal settore AI, e dall’altro alle indicazioni più concilianti da parte degli speaker della FED.

 

Questo duplice sostegno ha spinto i principali indici USA

a guadagni medi superiori al 4,3%, con il Nasdaq in testa, e ha favorito in modo particolare il Russell 2000.

L’effetto si è trasmesso anche in Europa, dove però la reazione è stata più contenuta a causa del minor peso tecnologico nell’Euro STOXX e dell’orientamento più prudente della BCE. Le borse del continente hanno messo a segno rialzi medi nell’intorno del 2% con il FTSE MIB frenato dallo stacco dei dividendi.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR