Aggiornamento del 14 luglio

 

Il presidente Trump, dopo aver fissato l’entrata in vigore dei dazi per il primo agosto, 

ha rilanciato con nuovi obiettivi tariffari, tra cui rame e farmaceutica, coinvolgendo anche il Brasile. Nel corso del fine settimana, è arrivata la “lettera” anche per i paesi dell’Unione Europea: dazi al 30% su tutti i prodotti. Trump ha deciso di alimentare nuovamente il fuoco della “guerra commerciale” in quanto il contesto economico e finanziario si è rivelato estremamente resiliente e attualmente ancora favorevole. Per ora, infatti, le ripercussioni temute dall’introduzione dei dazi, non si sono ancora manifestate, anzi: il tasso di disoccupazione è al 4,1%, leggermente inferiore ad aprile e l’inflazione di aprile e maggio è risultata inferiore alle attese. Inoltre, il mercato azionario si mantiene vicino ai massimi storici e i rendimenti dei Treasury a dieci anni sono inferiori ai livelli del giorno dell’insediamento presidenziale.

L’incertezza dell’evoluzione del quadro è stata testimoniata anche dalla pubblicazione dei verbali dell’ultimo FOMC: alcuni membri si sono detti favorevoli a un taglio dei tassi nel breve termine, altri propongono di attendere ancora o non ritengono necessario alcun intervento. Il mercato continua a stimare due tagli entro la fine dell’anno a partire dalla riunione di ottobre.

Settimana stabile per i governativi USA che chiudono praticamente invariati, mentre si registra un po’ di rialzo sui principali tassi europei. Negli Stati Uniti, i rendimenti si sono stabilizzati nonostante i dazi annunciati e una FED divisa sui tagli. In Europa, pochi dati macro non hanno dato particolari spunti al mercato e i rendimenti si sono mossi al rialzo nella parte alta del range. Prosegue l’ottima performance del BTP, con lo spread che rimane sui minimi pluriennali a 85 punti base. 

 

Settimana con pochi spunti anche per i mercati azionari

Gli indici americani, nonostante le ultime dichiarazioni di Trump sul tema dazi, hanno chiuso la settimana in prossimità dei recenti massimi storici. Attualmente, gli sviluppi sono di difficile lettura, ma gli operatori di mercato sembrano procedere con la stessa narrazione: i dazi sono visti come bluff o come una strategia negoziale, piuttosto che una reale volontà di spostare così in alto il livello finale delle tariffe doganali. In Europa, invece, i mercati hanno registrato una flessione più marcata, ancora in attesa di conferme sull’esito delle trattative.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR