Aggiornamento del 15 dicembre


La riunione del FOMC di mercoledì 10 dicembre

si è conclusa secondo le aspettative con un taglio dei tassi di 25 punti base, che porta il corridoio dei Fed Funds al 3,50–3,75%, accompagnato dall’annuncio di acquisti temporanei di 40 miliardi di dollari al mese in Treasury Bills. La decisione, tuttavia, è stata tutt’altro che compatta: per la prima volta dal 2019 si sono registrati tre voti contrari. Sul fronte delle proiezioni, i dot plot sono rimasti invariati rispetto alla lettura di settembre e continuano a indicare un unico taglio per il 2026, pur all’interno di un quadro di elevata dispersione. Il mercato continua invece a prezzare due tagli, il primo dei quali con elevata probabilità ad aprile. 

Nella conferenza stampa, il presidente Powell ha definito l’attuale livello del costo del denaro vicino alla neutralità e ha descritto un approccio improntato al “wait and see”. Le nuove proiezioni del FOMC hanno mostrato una lettura più ottimistica per il 2026 rispetto a settembre (e rispetto allo stesso consensus), con una crescita del PIL attesa al 2,3%, disoccupazione stabile al 4,4% e inflazione PCE in calo al 2,4%. Una parte di questo miglioramento, secondo Powell, deriva da una produttività strutturalmente più elevata, sostenuta anche dall’adozione crescente dell’intelligenza artificiale. 

In Europa, i mercati sono in attesa dell’ultima riunione della BCE per il 2025 dove verranno diffuse le previsioni fino al 2028

Le decisioni della FED hanno portato alla seconda settimana negativa di seguito. Il rialzo dei rendimenti lungo tutta la curva, ma soprattutto delle scadenze più lunghe, segnala timori legati alla crescita del debito e alle prospettive di inflazione, pur in un quadro di volatilità ancora contenuta, che suggerisce assenza di tensioni sistemiche. I rendimenti europei hanno proseguito il movimento al rialzo visto la settimana precedente, spinti dalle dichiarazioni di Schnabel e dalle indicazioni della presidente Lagarde su possibili revisioni al rialzo della crescita, che hanno azzerato le residue aspettative di un taglio della BCE. 

 

L’attenzione ora è rivolta alle nuove previsioni

macroeconomiche attese al meeting di giovedì. Il movimento dei tassi ha portato il biennale tedesco al 2,16% e il decennale al 2,86%. Il Btp decennale ha chiuso a 3,55% con lo spread a 68 punti base, minimo da quindici anni.

L’azionario americano ha vissuto una settimana di consolidamento, con prese di profitto concentrate sui grandi titoli tecnologici. Le delusioni provenienti da alcuni player legati all’AI hanno riacceso i dubbi sulla sostenibilità delle valutazioni e sulla capacità di monetizzazione del settore, penalizzando i principali indici cap-weighted.

 

Al contempo, la tenuta degli indici equal weight

e delle small e mid cap evidenzia una rotazione interna più che un deterioramento del sentiment complessivo. In Europa i listini hanno mostrato maggiore stabilità, beneficiando di una minore dipendenza dal comparto tecnologico. Dopo la forte sovraperformance registrata nella prima parte dell’anno, il mercato europeo appare ora in fase di normalizzazione, con performance allineate a quelle statunitensi.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR