Aggiornamento del 17 novembre
La fine dello shutdown negli Stati Uniti
ha permesso ai mercati di tornare a basarsi sui dati macro, pur essendoci ancora molta incertezza su tempi e modalità di pubblicazione. L’ottimismo visto all’inizio della settimana sugli asset rischiosi (principalmente i mercati azionari) ha lasciato il posto ai dubbi sulla capacità dei dati in arrivo di sostenere un taglio dei tassi da parte della FED già a dicembre. Le probabilità di questo scenario sono scese sotto il 50%, complice il tono prudente di alcuni membri del FOMC. Il Bureau of Labor Statistics aggiornerà nei prossimi giorni il calendario delle uscite, ma il dato sulla disoccupazione di ottobre non sarà pubblicato, e ulteriori ritardi potrebbero spingere la FED a prendersi più tempo, con possibili reazioni di mercato più volatili, come mostra la risalita dell’indice MOVE nell’ultima settimana.
In Europa i dati hanno mostrato un quadro più debole del previsto: la produzione industriale dell’Area Euro è cresciuta dell’1,2% a settembre, al di sotto delle attese, e gli indicatori di sentiment hanno continuato a peggiorare, in particolare in Germania, dove lo ZEW ha registrato un nuovo calo. In controtendenza, la produzione industriale italiana è tornata a crescere dell’1,5% su base annua.
La sensazione di un sistema che si ritrova all’improvviso con settimane di numeri compressi e accumulati ora pronti a riversarsi tutti insieme sul tavolo, con la conseguente incertezza manifestata dai membri della FED di interrompere il percorso di allentamento monetario, ha spinto al rialzo i rendimenti della curva americana, con il Treasury a 2 e 10 anni rispettivamente al 3,60% e 4,15%.
I rendimenti europei sono rimasti all’interno dei trading range
visti di recente, non avendo avuto nel corso dell’ultima settimana particolari spunti e visto il contributo delle dichiarazioni dei membri della BCE che non hanno lasciato spazio all’ipotesi di ulteriori tagli dei tassi nel breve.
La settimana si è chiusa con forti contrasti tra i listini: gli indici statunitensi sono apparsi più deboli, con S&P500 e Dow Jones in lieve tenuta, mentre Small Cap e Nasdaq hanno mostrato flessioni.
Al contrario, l’Europa ha sovraperformato
con l’Eurostoxx50 in robusto rialzo, insieme a emergenti e mercati asiatici. A pesare sugli USA sono i timori che la ripresa dei dati economici possa frenare i tagli della FED, alimentando dubbi sulla sostenibilità di una crescita trainata soprattutto dal mercato azionario e dall’euforia sull’AI. Anche la volatilità è tornata a salire, riflettendo l’aumento dell’incertezza.
Questa settimana occhi puntati sulla trimestrale di Nvidia di mercoledì sera, termometro del settore del tech e dei titoli legati all’intelligenza artificiale.
A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR