Aggiornamento del 19 maggio

 

Gli accordi bilaterali con la Gran Bretagna, 

la “tregua commerciale” di 90 giorni con la Cina annunciata lunedì e le altre possibili negoziazioni bilaterali attese, hanno contribuito ad alimentare la sensazione di de-escalation avviata dall’amministrazione Trump, portando il mercato a riprezzare il rischio tariffe.

L’indice dei prezzi alla produzione ha registrato ad aprile un dato inferiore alle attese sia per la componente headline che per la componente core; al contrario, le importanti revisioni al rialzo per il mese di marzo sono state causate dalla dinamica di accumulo precedente al “liberation day”, già vista per altri dati (PIL sopra tutti). Sembrerebbe da questa prima rassegna di dati, che le aziende stiano assorbendo nei margini il caro prezzi causato dai dazi. Resta comunque la difficoltà nel prevedere le dinamiche future, poiché nei prossimi mesi i loro effetti potrebbero essere visibili nel dato relativo al mondo dei consumatori finali.

La ritrovata propensione al rischio ha penalizzato in maniera trasversale i mercati obbligazionari a favore di un riposizionamento verso i mercati azionari. Il rendimento del Treasury decennale ha superato la soglia del 4,5% e quello del Bund ha raggiunto il 2,7%. Questo ha avuto un effetto trascinamento su tutti i titoli di Stato a livello globale.

Il clima di rinnovato risk on ha fatto proseguire il rally degli indici azionari globali, guidato nelle ultime sedute dai listini statunitensi con l’S&P500 a +5,3%, a loro volta sostenuti dal comparto tecnologico con l’indice dei Magnifici Sette a +9,3%.

 

La situazione rimane comunque incerta

e non si possono escludere nuove sorprese, soprattutto perché l'accordo tra Cina e Stati Uniti ha una durata limitata di 90 giorni.

Inoltre, si è aggiunto un altro fattore i cui effetti saranno da valutare in prospettiva: venerdì sera a mercati chiusi Moody’s ha declassato il credito statunitense. Questo giudizio si aggiunge a quello delle altre agenzie che nel corso degli anni hanno ritoccato al ribasso il rating sul paese, citando i crescenti livelli di debito pubblico e la spesa per interessi. Nelle precedenti occasioni gli effetti sono stati contenuti nel tempo e limitati per intensità, ma è possibile prevedere una debolezza sul breve periodo anche alla luce del forte movimento delle ultime settimane.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR