Aggiornamento del 7 luglio
In una settimana scarna dal punto di vista di dati macroeconomici,
l’attenzione degli investitori si è focalizzata sui dati del mercato del lavoro statunitense, pubblicati eccezionalmente in anticipo a causa dell’Independence Day. I nuovi occupati non agricoli sono saliti a giugno a 147.000, da 144.000 di maggio. Il consensus era 106.000. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1% dal precedente 4,2%, anche per via di una minore partecipazione alla forza lavoro.
Il mercato del lavoro ha mostrato nuovamente resilienza e ciò ha spinto gli investitori a riprezzare ancora una volta le future mosse della FED: è attualmente escluso un taglio dei tassi a luglio e le attese per l’entità totale della manovra sembrano aggirarsi intorno a due tagli entro fine anno.
Dal forum di Sintra il presidente Jerome Powell, ha comunque ribadito che eventuali interventi dipenderanno dalla chiarezza sull’impatto delle politiche commerciali e sull’andamento dell’inflazione, che al momento sembra proseguire verso il target della Banca Centrale stessa. In questo modo, ha anche smorzato la pressione esercitata da un impaziente Trump.
I dati relativi ad un mercato del lavoro in salute hanno provocato come effetto immediato un rialzo dei rendimenti soprattutto sulla parte breve della curva Treasury che già anticipava una FED più accomodante con tre tagli quest’anno. Anche le scadenze più lunghe hanno visto i rendimenti salire, ma con magnitudo inferiore in quanto soggette a dinamiche differenti, ad esempio la creazione di nuovo debito a seguito dell’approvazione della legge “One Big Beautiful Bill” (stimati 3,3 trilioni di debito in 10 anni).
Nel Regno Unito i mancati tagli ai benefit,
necessari per contenere il deficit, e i conseguenti dubbi riguardo all’operato della cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves, hanno prodotto un rialzo significativo dei rendimenti della curva dei Gilt, propagatosi in maniera contenuta al resto delle curve europee.
I listini statunitensi hanno registrato performance positive, sostenuti da dati macroeconomici e indici di fiducia che segnalano un’attività economica ancora solida nel secondo trimestre.
La settimana si è chiusa con un +2,6% medio,
guidata dal Dow Jones, mentre S&P 500 e Nasdaq hanno toccato nuovi massimi storici. L’Europa è stata penalizzata nel corso della giornata di venerdì a causa soprattutto delle ultime dichiarazioni del presidente Trump sul tema dazi rilasciate a sei giorni dalla data di scadenza dei negoziati (9 luglio): l’amministrazione americana inizierà a inviare lettere ai diversi Paesi che contengono aliquote tariffarie sull’import in un intervallo compreso tra il 10 e il 70% la cui entrata in vigore è al momento prevista per il 1° agosto.
A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR