Aggiornamento del 16 giugno
Nella notte tra giovedì e venerdì Israele ha lanciato ondate di attacchi aerei
contro il programma nucleare iraniano e i siti di missili balistici. Nel corso del fine settimana si sono poi susseguiti reciproci attacchi da una e dall’altra parte; benché gli sviluppi e le conseguenze di questo “nuovo” fronte siano ancora da valutare, una guerra in quest’area metterebbe a rischio l’estrazione di petrolio e il passaggio dallo stretto di Hormuz da cui transita circa un quinto del petrolio mondiale.
Per quanto riguarda i dati sull’inflazione statunitense pubblicati mercoledì, questi hanno sorpreso al ribasso. L’indice headline di maggio è salito dello 0,1% su base mensile, in calo rispetto al +0,2% di aprile e inferiore alle attese. Ancora più positivo il dato core, anch’esso a +0,1% contro il +0,2% del mese precedente e il +0,3% previsto dal consenso. Su base annua l’inflazione headline si attesta al +2,4%, poco sopra il +2,3% di aprile, mentre il core scende a +2,8%, meglio del +2,9% atteso.
Inoltre, alcuni beni, come i giocattoli, hanno registrato aumenti più marcati a causa dei dazi, ma l’impatto complessivo sembra per ora limitato: gli importatori statunitensi stanno in parte assorbendo i rincari nei margini, evitando un trasferimento pieno sui prezzi al consumo. Un quadro confermato anche dall’indice dei prezzi alla produzione, che a maggio ha registrato un incremento contenuto dello 0,1% su base mensile, segnalando una pressione inflazionistica moderata anche a monte della filiera.
I dati inferiori alle attese
hanno portato i rendimenti dei Terasuries a scendere (decennale al 4,42% e il due anni sotto il 4%). Di conseguenza, il mercato è tornato a scontare due tagli della FED entro la fine dell’anno, entrambi previsti nel corso delle ultime due riunioni del 2025. Questo perché, nonostante la dinamica inflattiva sembra essere sotto controllo, l’economia reale non sta dando segnali di rallentamento tali da giustificare un’azione imminente.
Stabili i rendimenti dell’Eurozona: BTP a 3,48% e Bund tedesco a 2,53%.
L’escalation delle tensioni tra Iran e Israele
ha avuto finora modesti contraccolpi sulle borse mondiali. Al netto della giornata di venerdì, che ha visto cali generalizzati sui principali listini internazionali, già nel corso del weekend i futures proiettavano una partenza di settimana positiva. Nonostante l’incertezza degli sviluppi del contesto attuale, i rischi principali che più preoccupano sono quelli di un allargamento del conflitto ad altri paesi e di un’interruzione dei flussi di petrolio e gas.
A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR