Aggiornamento del 3 novembre

 

Tra Donald Trump e Xi Jinping è stato raggiunto un accordo

tra mercoledì e giovedì che, pur confermando in gran parte le previsioni della vigilia, segna un passo avanti nel tentativo di distendere i rapporti economici tra Stati Uniti e Cina. Washington ha accettato di ridurre i dazi sulle importazioni cinesi dal 57% al 47%, mentre Pechino si è impegnata a sospendere per un anno le restrizioni sulle esportazioni di terre rare, ad acquistare ingenti quantità di soia statunitense e a collaborare con le autorità americane nel contrasto ai flussi di Fentanyl, per i quali i dazi saranno dimezzati al 10%. Restano tuttavia irrisolte le questioni più complesse legate all’export di semiconduttori verso la Cina, segno che, pur con toni più concilianti, la partita tecnologica tra le due potenze è tutt’altro che chiusa.

L’ultima riunione del FOMC (29 ottobre) ha evidenziato differenze di vedute tra i membri e un orientamento complessivamente più hawkish del previsto. Pur lasciando invariati i tassi, Powell ha chiarito che un ulteriore taglio a dicembre “non è affatto scontato”, ridimensionando le aspettative dei mercati. La FED interverrà solo “se necessario”, alla luce di un’inflazione risalita al 3% e di una politica che non appare più chiaramente restrittiva. È stato, inoltre, deciso di interrompere il QT da dicembre, con un allungamento della duration del portafoglio.

Nell’area euro, la riunione della BCE non ha riservato particolari novità: i toni del comunicato hanno rispettato le attese degli investitori, confermando la fine del processo di allentamento monetario per il 2025. Sul fronte macroeconomico, il PIL dell’Eurozona ha registrato una lieve ripresa (+0,2% t/t), mentre l’inflazione rimane stabile e prossima al 2%.

La settimana ha offerto spunti significativi per i mercati obbligazionari, con movimenti guidati dalle decisioni delle banche centrali e dal migliorato contesto geopolitico. Le parole di Powell, preludio a una possibile pausa del ciclo di easing, hanno spinto i rendimenti dei Treasury verso l’alto accentuando il flattening della curva. In Europa, la BCE ha confermato la propria posizione attendista, ritenendo i tassi adeguati al quadro macro, con rendimenti sostanzialmente stabili. Il clima di risk-on ha sostenuto i titoli periferici, portando lo spread BTP-Bund su nuovi minimi.

 

La stagione delle trimestrali ha continuato a guidare il sentiment

dei mercati azionari, con risultati nel complesso solidi ma geograficamente divergenti. Negli Stati Uniti, i risultati di Alphabet, Meta e Microsoft hanno evidenziato utili robusti, ma anche timori sui margini e sui costi legati all’AI, portando a prese di profitto generalizzate sui titoli tecnologici. A riequilibrare il quadro sono arrivate Apple e Amazon, che hanno superato le attese e favorito un rimbalzo dei future, segnalando che il mercato resta disposto a premiare la crescita tangibile più che la sola narrativa sull’AI.

 

In Europa, i listini hanno mostrato una maggiore stabilità,

sostenuti da dati macro in miglioramento e da una BCE ferma su una linea di prudenza. L’Euro Stoxx 50 e il DAX si sono difesi bene in un contesto di volatilità americana, confermando un atteggiamento più difensivo, ma ancora costruttivo, con l’attenzione rivolta all’evoluzione del ciclo degli utili e alle prospettive di crescita moderata, ma resiliente.

 

A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR